martedì 30 ottobre 2012

ANGOLA: 220 Jaguar per i nuovi deputati



Tutto il mondo è Paese e lo scandalo delle auto blu ha raggiunto anche la rinascente Luanda, la capitale angolana, sede delle principali istituzioni del paese, governo e parlamento in primis. 

La notizia dell'acquisto da parte del nuovo governo di 220 Jaguar nere da distribuire ad altrettanti neo deputati, quelli appena usciti dalla recente tornata elettorale del 31 agosto, ha creato non pochi mal di testa nelle alte sfere del Paese.

Così mentre a Luanda si soffre per la mancanza di acqua e luce e i due terzi della popolazione vivono vendendo prodotti per strada, mentre il restante terzo riceve il salario minimo, di 500 dollari al mese, al porto sono in attesa di essere spacchettate 220 Jaguar nuove fiammanti. 

Ci sono voluti 60 milioni di dollari per questo acquisto di auto di lusso e da quando la notizia è trapelata da una fonte rimasta anonima interna all'Assemblea Nazionale, in città non si parla d'altro. 

Subito parte della popolazione si è lasciata andare a commenti fortemente indignati che sono stati trasmessi dalle radio locali, ma soprattutto, Isaias Samakuva, il segretario del principale partito all'opposizione, l'Unita, ha rilasciato una dichiarazione alla stampa da Benguela, dove si trovava, nella quale ha affermato che i suoi deputati non accetteranno le macchine.  

"Tutti i deputati dovrebbero opporsi a questo regalo avendo presente qual'è la situazione della popolazione" ha sottolineato  Samakuva  piuttosto irritato a Radio Despertar. "Tanto lusso - ha continuato il leader dell'Unita - di fronte a tanta povera gente che vive senza acqua, luce e senza poter contare sui basilari servizi sociali quali quello sanitario e educativo dovrebbero far vergognare ".

Non nuovi a regali generosi di questo tipo i deputari, molti dei quali sono gli stessi usciti nelle elezioni del 2008, avevano già ricevuto, quattro anni fa, una somma considerevole per acquistare delle Bmw di rappresentanza. 

Nulla di nuovo sotto il sole di questa bella città dove al mattino, andando verso il centro, si incontrano sempre più auto blu saettare scortate fra la folla di venditori e il traffico dei poveri mortali. 

martedì 23 ottobre 2012

Meninos chronicle: il saluto all'amica Fulvia

Il saluto a Fulvia Boniardi dei ragazzi di Casa Magone e Casa S. Kizito

Oggi l'Angola perde una grande amica o forse è questa amica dell'Angola a perdere qualcosa di altrettanto grande. Sta per lasciare questa terra martoriato da anni di sofferenze, e ora finalmente in pace da dieci anni, una ragazza arrivata in Angola 5 anni fa e cresciuta fino a diventare la donna bella e consapevole, generosa e amata, che oggi circa 200 ragazzini fra gli 8 e i 16 anni stanno salutando con le lacrime agli occhi.
Lei si chiama Fulvia Boniardi e fa la cooperante per il Vis (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo), una Ong italiana presente nel Paese dal 1991 con progetti educativi per il recupero di ragazzi di strada. 
Loro sono i cosiddetti meninos de rua, quelli che la vita per un motivo o per l'altro a un certo punto ha sbattuto sulla strada ma lei, Fulvia, con altri suoi colleghi e con i preti di Don Bosco, ha preso per mano e portato in almeno tre case di accoglienza nate in questi ultimi anni.
L'inaugurazione a settembre 2012 di Casa S. Kizito a Luanda
Fulvia ha concluso il suo lavoro qui e oggi, nel cuore di Mota, il barrio popolare e marginale alla città di Luanda, dove sono situate le Case di prima accoglienza per ragazzi di strada Magone e Margarida e  la neoinaugurata Casa di S. Kizito, ha trovato a salutarla tutti i ragazzi riuniti insieme. Qualcuno le ha consegnato lettere con i propri pensieri per lei, altri l'hanno ringraziata pubblicamente, chi le ha consegnato regali e chi solo abbracci e lacrime.
Djogo, che ha 15 anni e non parla mai, per Fulvia oggi si è alzato, ha preso il microfono in mano e ha fatto forse il discorso più lungo di tutta la sua vita. Francisco, Nelu, Philipe e altri si sono esibiti in balli tradizionali o rap, per poi coinvolgerla in una Capoeira improvvisata. 
L'abbraccio di Fulvia con uno dei meninos
Padre Roberto, il parroco portoghese della vicina Chiesa di Don Bosco, ha detto messa, dato la comunione, suonato il flauto e la fisarmonica, raccontato la storia di una croce di legno un po' sbilenca e incerottata che porta sempre con se, prima di mandarla fra i bambini e fargliela baciare. 
Quel cerotto tiene ben stretto al crocifisso un proiettile che Don Roberto ha raccolto sulle alture sacre di Punto Andongo in Malanje, un luogo mistico che invita alla preghiera dove i pellegrini di tante chiese si recano ogni anno per alzare le loro richieste al cielo e dove anni fa si combatteva. "Questo proiettile è tutto il male che facciamo al mondo - ha detto ai ragazzi padre Roberto - e tenerlo stretto al crocefisso di Gesù ci fa ricordare che con l'amore si può vincere tutto".
I ragazzi riuniti per salutare Fulvia
Fulvia lascia, non per sempre, l'Angola, come ha confessato prima di andar via, e qualcun altro è già qui per portare avanti il lavoro iniziato. Lascia ma lo fa lanciando il suo messaggio ai ragazzi: "avete sofferto tanto nelle vostre vite, ora è tempo per voi di guardare al futuro, non smettete mai di mandare il vostro sguardo oltre gli ostacoli". 
Con Fulvia, con Padre Stefano e Padre Roberto, con gli educatori locali, come Passos e con i volontari, come Patricia e Mitscia, con il lavoro del Vis, con i soldi del governo e dell'Unione europea, questi ragazzi hanno trovato una casa e una specie di famiglia, non tradizionale, ma capace di insegnare l'amore.
Oggi Fulvia parte ma loro restano, ci sono le Case, c'è il campo da calcio, la scuola pubblica, ci sono i pasti per nutrirli e gli abiti per vestirli, i soldi per farli studiare una volta finita la scuola dell'obbligo, quelli per dargli un'opportunità nella vita. Oggi tutto questo ancora c'è, a fatica, ma domani?
Domani questi ragazzi e queste case avranno bisogno di altri benefattori, di altri enti o istituzioni o aziende che vogliano investire un po' dei  loro proventi in un futuro migliore, perché investire nei giovani è investire nella vita stessa.
La festa è finita.  Buon lavoro a Fulvia, dovunque andrà a portare tutto quello che questi meninos le hanno insegnato.

giovedì 18 ottobre 2012

Continua la lotta contro le mine terrestri in Angola



Vaste aree della Provincia di Kuando Kubango in Angola sono libere dalle mine. Persone, beni e infrastrutture possono riprendere a circolare e a essere costruite in quell'area. 

E' la notizia del giorno in un Paese che a dieci anni dalla fine della guerra civile ancora vive l'incubo della presenza di mine sul suo territorio. A darla è la Commissione Nazionale Interministeriale di Sminamento e Assistenza Umanitaria creata nel 2001 per coordinare il processo di sminamento del Paese.

Questa notizia riporta alla ribalta un problema che, in una nazione in grande crescita come l'Angola, è ancora tutto da risolvere.  


Il numero delle mine antiuomo e anticarro presenti sul territorio è così grande che è anche difficile solo da dire o immaginare. Si tratta di circa 15 milioni ed è frutto di un passato disastroso fatto di trent'anni di guerra civile e di decenni di colonizzazione portoghese.


Gli sforzi messi in campo sia a livello governativo che internazionale sono stati e sono notevoli, ma il problema è ancora grave e le sue conseguenze si vedono ogni giorno per le strade dell'Angola, tanti uomini e donne senza un'arto inferiore. 


Secondo i dati dell'Undp (United Nations Development Programme) dal 2008 al 2011 sono più di 870 i milioni di metri quadrati di terreno bonificati e circa 1000 gli specialisti in sminamento formati negli ultimi anni che, sempre dal 2008, hanno contribuito a ripulire il Paese da 297.000 mine antiuomo, da circa 10.000 mine anticarro e da 491.000 altri ordigni inesplosi. 

Bruscolini rispetto al problema generale che non ha lasciato priva di conseguenze la popolazione. Sono più di 80.000, sempre secondo i dati dell'Undp, gli angolani che sono stati feriti o uccisi dalle mine terrestri dall'inizio della guerra civile angolana nel 1975. 

Fra i Programmi volti a risolvere il problema delle mine in Angola, merita di essere citato quello da 4,5 milioni di dollari, finito nel 2011 e sostenuto da Undp, Italia, Giappone e Svezia che andava sotto il nome di Mine Action Capacity Development Project. 

giovedì 11 ottobre 2012

MUSICA: Il Grande Sud di Eugenio Bennato in concerto a Luanda


Il Grande Sud musicale di Eugenio Bennato riempirà di suoni e parole la notte di Luanda il prossimo 22 ottobre 2012. 
Sarà un incontro di culture che pur così distanti geograficamente, si somigliano e si rincorrono musicalmente. 
Una notte di suoni del Mediterraneo sapientemente mischiati da un musicista eclettico e appassionato, capace di scoprire e cercare nuove sonorità da armonizzare con quelle della sua terra che affondano le radici nei suoni crescenti e coinvolgenti della Taranta. Un ballo e un ritmo che attraverso la chitarra battente , il tamburello e la mandola rimandano a esperienze di tanti mondi fra loro connessi, l'Italia, il Marocco, tutto il Nord Africa e poi giù fino al Mozambico. 
Ora la musica di Bennato sarà anche in Angola grazie a una iniziativa dell'Ambasciata d'Italia a Luanda, dell'Ambasciatore Giuseppe Mistretta e del suo attivissimo staff, nell'ambito della Rassegna della Cultura italiana che quest'anno prende il titolo di "L'Italia dei territori e l'Italia del Futuro". 
Eugenio Bennato sarà ospite della più antica e stimata associazione culturale angolana, il Cine Teatro "Chà de Caxinde" che per l'occasione sarà aperto al pubblico con entrata libera. 
Ad accogliere il musicista italiano ci saranno anche i componenti della "Banda Maravilha", tutti angolani, considerati il raggruppamento musicale più significativo del Paese. Nata nei primi anni '90 questa banda sviluppa suoni tipici della musica angolana, passando da un insieme di merengue ai suoni della sembra e ai ritmi inconfondibilmente angolani.

martedì 9 ottobre 2012

LUANDA SENZA ACQUA E LUCE


Per il partito di opposizione CASA-CE è una QUESTIONE DI STATO.

Luanda senza luce e senz'acqua. Non è una situazione temporanea, è un problema che ormai da due settimane affligge la capitale angolana e non solo. 

La forte siccità dello scorso anno e la mancanza di piogge in questa stagione, ormai la seconda senza precipitazioni, hanno complicato notevolmente la già scarsa produzione di energia elettrica e l'insufficiente rete idrica. 

Esasperati da questi disservizi sono i cittadini che vedono ormai razionata la distribuzione di acqua e luce. Di fronte a questa situazione anche le forze politiche stanno cominciando a preoccuparsi. 

E' di ieri la conferenza stampa di Abel Chivukuvuku,  leader del movimento Casa-Ce, la terza forza politica del Paese con il suo 6% ottenuto nelle passate elezioni del 31 agosto, che ha manifestato la sua "profonda indignazione per questa situazione che sta complicando la vita di milioni di cittadini, in particolare di quelli appartenenti alle fasce più povere della popolazione". 


La mancanza di acqua e luce, ha dichiarato Chivukuvuku, va considerata una "questione di Stato", dal momento che la sua ormai complicata risoluzione "non è competenza delle aziende pubbliche di acqua e luce EDEL, EPAL e ENE".

La mancanza di energia e acqua è stata occasione per il leader di questa formazione democratica di ricordare che l'Angola "ha condizioni climatiche ideali per sviluppare sistemi di energia rinnovabile come l'eolica o la solare". 

Chivukuvuku, forse interpretando anche il pensiero di tutti quelli che da giorni stanno soffrendo per la mancanza di acqua e energia elettrica ha affermato in conferenza stampa che il governo ha mancato di "programmazione, previsione e capacità di anticipazione" e che non si può nascondere dietro il semplice "dare la colpa alle particolari condizioni climatiche".

Ora che le acque del fiume Kwanza si sono pericolosamente ritirate mettendo fuori uso il sistema di produzione di energia che parte dalla diga di Capanda e che fa si che le stazioni di pompaggio dell'acqua di Kasseque e di trattamento delle acque di Kikuxi non funzionino più a pieno a ritmo, sono tutti in attesa di vedere come il nuovo esecutivo affronterà il problema. 

lunedì 8 ottobre 2012

LUANDA: 3000 in Marcia contro la Violenza


Più di 3000 angolani hanno marciato sabato 6 ottobre a Luanda in segno di protesta, contro l'ondata di violenza che è andata crescendo nel Paese. La prima Marcha contra a Violencia, organizzata dalla società civile, che si ricordi questo paese da una trentina d'anni a questa parte, si è svolta in modo civile, pacifico e colorato.
I partecipanti, molti giovani, uomini, donne, bambini, scout, religiosi, artisti, hanno percorso il tragitto che va dal Porto, fino alla Ilhia, passando lungo la nuova Marginal. I manifestanti, accompagnati dalla polizia che secondo alcuni partecipanti "si è comportanta magnificamente", hanno sventolato striscioni di condanna contro l'uso della violenza per risolvere qualsiasi controversia. 
Tante le magliette con scritto "Basta", molte le fiaccole accese, i canti e i balli. Su alcuni striscioni frasi come  "La violenza distrugge quello che vuole difendere: la dignità della vita, la libertà dell'essere, pertanto di no alla violenza!". 

La molla che ha fatto scattare l'dea di questa marcia di protesta contro la violenza è stato l'ennesimo efferato assassinio avvenuto nella capitale ad opera di balordi, concluso con la morte di un ragazzo di 20 anni, brutalmente assassinato. Il fatto seguiva di pochi giorni la violenza carnale di una giovane, che è stata poi gettata dal settimo piano di un palazzo, fatto avvenuto sempre a Luanda.
Il fenomeno della criminalità è in forte aumento nella capitale angolana afflitta da una situazione abitativa di degrado, con migliaia di persone costrette a vivere  con meno di 2 dollari al giorno nelle  bidonville sorte al tempo della guerra civile combattuta tra il 1975 e il 2002 e andate sempre crescendo. 
Come segnala anche il nostro Ministero degli esteri in una nota dello scorso 1 ottobre "nonostante le elezioni generali del 31 agosto 2012 si siano svolte in un clima sereno ed in modo ordinato, così come l’insediamento del Presidente della Repubblica e del nuovo Parlamento nei giorni scorsi, permane diffusa la criminalità comune in alcune aree della capitale e delle città principali  (rapine a mano armata, furti, aggressioni)". 
Di questa marcia, svoltasi con successo e senza incidenti rilevanti, è stato fatto uno splendido reportage fotografico dal fotografo Ademar Rangel che può essere visto sulla pagina Facebook che gli è stata dedicata: Marcha contra a violencia

martedì 2 ottobre 2012

L' Angola ON AIR da Washington DC



"Anyone who knows me will never forget me, I am a determined individual and I know what I want in life. Nothing is impossible for me, I have a unique personality and those who know me, know exactly what I am talking about…"

Si presenta così Hariana Veras, l'ideatrice, curatrice, presentatrice di un programma televisivo Usa nato con lo scopo di far conoscere l'Angola agli americani e di ricordare agli angolani in America come sta cambiando il loro paese. Un incipit pieno di orgoglio, che rispecchia perfettamente "l'orgoglio angolano", lo stesso che da dieci anni a questa parte sta crescendo nei cuori e nelle coscienze di buona parte di questo popolo. 

Conheca Angola, questo il nome dello Show tutto a misura della bella presentatrice, così tanto che si chiama anche Hariana Show, viene registrato ogni settimana a Washington Dc e trasmesso sul Canale 30 di Coxcable e Comcast e sul sito www.conhecaangola.org in portoghese e su www.gettoknowangola.com in lingua inglese, che però, una volta digitati rimandano ambedue al sito www.harianashow.com 

Il programma, come chiarisce in una registrazione la stessa Hariana Veras,  "mira a promuovere l'Angola, la sua cultura, il suo sviluppo pacifico, le opportunità di crescita e investimento, ma non tocca in nessun punto la politica". Meglio così per una giornalista che, cresciuta nel giornalismo "politico", la sua carriera inizia nella redazione del settimanale "Folha 8", non proprio government friendly, per continuare nel settimanale "Angolense", meno anti-governativo ma sempre poco allineato, finisce nel "giornalismo", per dirla in una sola parola, di propaganda quando, qualcuno o qualcosa, deve averla convinta a saltare sul cavallo vincente. Hariana passa così alla Sonangol TV, la televisione della petrolifera locale e poi all'ufficio stampa dell'ambasciata angolana negli States. 

Dalle "stalle alle stelle" Hariana si è ritagliata uno show tutto per se fatto per "mostrare al mondo - afferma lei stessa - il momento magico che sta vivendo la nuova Angola, quella che dopo la pace ha aperto nuovi orizzonti grazie alla stabilità politica."  

Lo Show è suddiviso in tre momenti: l'intervista della settimana, generalmente a personaggi cool come Leila Lopez , Miss Universo, o key come l'ambasciatrice angolana negli Stati Uniti d'America che racconta come "siamo riusciti in dieci anni a ampliare i rapporti bilaterali con gli Stati Uniti, fino a un livello mai visto prima". 

Il secondo programma dello Show si chiama O que os americanos sabe sobra angola, cosa sanno gli americani dell'Angola, che è qualcosa ai limiti dell'esilarante. Mai rubrica Tv era riuscita a mettere più seriamente in ridicolo il popolo americano che, a malapena, dichiara di aver mai sentito pronunciare la parola Angola e che, quando va bene, afferma con soddisfazione, di avere già sentito questo Paese che "dovrebbe trovarsi in Africa". 
C'è però un signore che si spinge oltre e afferma, ma la cosa, dopo tanti passanti che cascano dalle nuvole suona per lo meno preparata, "è un paese africano con un governo democratico fatto di bella gente".

Lo show si chiude con la Rubrica Culinaria Hoje, dove Hariana stessa, smessi gli abiti della presentatrice fascinosa, ma forse dovrei dire della giornalista, si cimenta in ricette della cucina tradizionale come il "bombo con jimboa", quel cibo dei poveri, un po' l'equivalente della nostra polenta, che nell'Angola che non cresce, continua a riempire la pancia di milioni di persone con farina di manioca condita di erba di campo.